Le nostre città sono piene di barriere architettoniche che quotidianamente rendono la vita difficile a tanti abitanti. Persone con mobilità ridotta, persone su carrozzina, non vedenti, sorde, anziani, bambini, persone con passeggino… sono tante le categorie interessate. Tutte sono, in maniera diversa, limitate nel loro diritto di utilizzo e fruizione della città e chiedono – in maniera più o meno consapevole e forte – che si intervenga.
Anche se esiste da tanti anni una normativa specifica in materia, spesso la sua applicazione è complessa, perché in molti casi entra in contraddizione con altre norme o regolamenti (ad esempio il Codice della strada). I tecnici difficilmente sono disposti a prendersi la responsabilità di decisioni che non siano formalmente ineccepibili. I progettisti d’altro canto spesso e volentieri non si pongono limiti (se non quelli stabiliti dalla legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche) e continuano a progettare in maniera non inclusiva. Si applica la logica dell’aggiustamento finale (inserimento di rampe e montacarichi per sormontare scale che forse si sarebbero potute evitare, individuazione di percorsi separati per le persone con disabilità, etc.).
Spesso così le discussioni sul tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche e sulla promozione dell’accessibilità delle nostre città, si risolvono, al di là delle buone intenzioni, in un nulla di fatto. Quando si abbandona il piano teorico e generale, infatti, e ci si cala nella realtà i percorsi spesso si bloccano e si congelano. Alla fine si impone esclusivamente il punto di vista di una sola delle parti in causa. Che invece sono tante: portatori di interesse (che spesso e volentieri hanno esigenze e obiettivi molto diversi l’uno dall’altro), tecnici degli uffici comunali, progettisti, amministratori…
È possibile far sì che queste figure, spesso in contrasto e disaccordo tra loro, collaborino per trovare una soluzione che tenga conto del punto di vista di tutti?
L’appar(ten)enza inganna:
è un percorso ludico sperimentale. Pensato per promuovere discussioni partecipate, realistiche e progettuali rispetto a problemi concreti inerenti l’abbattimento delle barriere e di altri ostacoli presenti nelle nostre città.
L’attività è strutturata come un gioco di ruolo basato sull’utilizzo di carte e ispirato all’approccio del Tactical Urbanism.
I partecipanti sono invitati a vestire i panni altrui e a collaborare con gli altri membri della squadra per uscire dall’impasse. Si devono trovare soluzioni creative che consentano nell’immediato di migliorare la situazione e gettino al contempo le basi per una progettualità di più ampio respiro.
Scopo del gioco:
favorire una discussione orientata all’individuazione di soluzioni fattibili, immediate, a basso costo e replicabili rispetto a problemi concreti inerenti l’abbattimento delle barriere e di altri ostacoli presenti nelle nostre città. Lo scopo del gioco consiste nel far sì che le squadre e i giocatori capiscano l’importanza dell’accogliere e tener conto anche del punto di vista altrui e delle possibilità che si aprono, in termini di arricchimento personale e accrescimento collettivo, quando si abbandona un punto di vista esclusivamente personale.
Come si gioca:
si gioca in squadre composte da minimo 5-massimo 10 giocatori.
All’inizio del gioco/discussione vengono illustrate delle situazioni-tipo. In queste ultime l’abbattimento della barriera architettonica è stato “congelato” a causa dell’incapacità delle parti in gioco di venirsi incontro.
A partire dalla situazione di base, le squadre devono ragionare per trovare soluzioni veloci, creative, a basso costo e di ampio respiro che possano soddisfare le esigenze di tutte le parti in causa.
Ad ogni giocatore della squadra viene consegnata una carta con il personaggio da “interpretare” (in ogni squadra saranno così rappresentati più punti di vista).
Ad ogni squadra viene poi assegnato un budget, una tempistica e un punteggio/soddisfazione, dei quali dovrà tenere conto nell’elaborazione della soluzione.
Vince la squadra che riesce a trovare una soluzione che:
1. Stia nel budget
2. Rispetti la tempistica
3. Soddisfi nella maniera più equilibrata possibile le parti in causa
4. Sia replicabile e scalabile
Durata del gioco:
2 ore e mezza.